Riganò racconta la sua vita da idolo a firenze e il rimpianto nel calcio
La carriera di Christian Riganò rappresenta un percorso atipico nel calcio italiano, segnato da una straordinaria prolificità realizzativa e da un carattere schietto e genuino. L'ex centravanti, oggi tornato alla professione di muratore a Firenze, ha ripercorso le tappe salienti della sua vita sportiva in un'intervista, offrendo uno spaccato umano e professionale su un calciatore divenuto simbolo di riscatto per la Fiorentina e per se stesso.
l'eredità di christian riganò a firenze
L'arrivo di Christian Riganò alla Fiorentina nel 2002 coincise con uno dei momenti più bui della storia del club, appena ripartito dalla Serie C2 dopo il fallimento. La risposta del calciatore fu immediata e decisiva, con 30 reti segnate nella prima stagione, contribuendo in maniera fondamentale alla risalita della squadra. Questo exploit gli valse un legame indissolubile con la città e i tifosi, che ancora oggi lo ricordano con affetto. Riganò, comunque, sminuisce l'aura di idolo, definendosi una persona normale che ha ripreso il lavoro in cantiere e che apprezza la stima della gente per il suo comportamento più che per i successi sportivi.
caratteristiche e mentalità in campo
Il rapporto di Riganò con il rettangolo di gioco era istintivo e determinato. L'attaccante definiva l'area di rigore come il suo habitat naturale, un luogo da cui non faceva prigionieri. Questa attitudine al gol emerse quasi per caso durante i suoi esordi a Lipari, quando, partito come difensore, fu spostato in attacco per necessità e trovò immediatamente la via della rete. Un approccio che mantenne in tutte le squadre in cui militò, senza mai perdere il divertimento per il gioco neppure nelle categorie dilettantistiche.
una carriera in ascesa tra gavetta e successi
Il percorso di Riganò verso i palcoscenici maggiori fu in salita, caratterizzato da una gavetta nelle serie minori dove segnò in praticamente ogni categoria. Riconosce la fortuna di essere riuscito a emergere in un'epoca, a suo dire, meno propensa a lanciare giovani talenti rispetto ad oggi. Il culmine della sua carriera fu la parentesi in Serie A con il Messina, dove divenne anche capocannoniere temporaneo del campionato, e l'esperienza successiva in Liga spagnola con il Levante.
i rimpianti e le occasioni mancate
Nonostante i molti successi, una nota di rammarico accompagna il bilancio della carriera di Riganò: la mancata convocazione in nazionale italiana. Nel 2006, nel periodo di massima forma, sperò in una chiamata del ct Donadoni, che però non arrivò. L'attaccante riconosce con realismo la fortissima concorrenza in attacco in quegli anni, elencando i nomi che presero la precedenza.
- Del Piero
- Totti
- Toni
- Di Natale
- Iaquinta
- Inzaghi
l'uomo oltre al calciatore: schiettezza e autenticità
Un tratto distintivo di Christian Riganò è stata la sua coerenza e schiettezza, qualità che considera un vanto. Si descrive come una persona partita dal nulla senza mai nascondersi, mantenendo un comportamento diretto anche con allenatori e presidenti. Racconta aneddoti come quello in cui, sorpreso dal ct Prandelli a fumare in ritiro, ricevette solo un mite rimprovero, a testimonianza di un rapporto basato sul rispetto reciproco.
le esperienze internazionali e gli avversari di lusso
L'avventura in Spagna con il Levante regalò a Riganò l'emozione di sfidare un Barcellona carico di campioni. In quella partita ebbe modo di osservare da vicino talenti del calibro di Eto'o, Xavi, Iniesta e un giovane ma già fortissimo Lionel Messi, che segnò anche in quell'occasione. Un ricordo prezioso di quell'esperienza è la maglia di Thierry Henry, conservata come una reliquia. L'unico rammarico di quel periodo fu non aver avuto l'opportunità di giocare al Santiago Bernabéu.

