Joseph parker positivo al doping: il manager parla di contaminazione accidentale
La carriera del pugile neozelandese Joseph Parker è attualmente sospesa a un filo. Un test antidoping positivo alla cocaina, effettuato il giorno del suo incontro con Fabio Wardley lo scorso ottobre, rischia di costargli una squalifica di due anni. La sua difesa, però, si basa su una tesi precisa: non si tratterebbe di assunzione volontaria, bensì di contaminazione accidentale. Questo scenario getta un'ombra di incertezza sul futuro immediato dell'ex campione del mondo dei pesi massimi, con conseguenze potenzialmente devastanti per la sua traiettoria sportiva.
il caso parker: doping o contaminazione?
Il risultato positivo al test della VADA, raccolto il 25 ottobre 2024, ha colto di sorpresa l'ambiente pugilistico. Parker, sconfitto quella sera da Fabio Wardley, si è visto improvvisamente privato di ogni prospettiva agonistica immediata. La possibile squalifica biennale rappresenta una minaccia concreta per un atleta trentatreenne, per il quale il tempo a disposizione per competere ai massimi livelli non è infinito. La posizione ufficiale del suo team è netta e lascia poco spazio a interpretazioni.
la difesa del manager: "contaminazione certa"
Spencer Brown, manager di Parker, ha respinto con forza ogni accusa di condotta negligente o intenzionale da parte del pugile. In dichiarazioni rilasciate a iFL TV, Brown ha delineato una difesa perentoria, sostenendo che la sostanza sia entrata nell'organismo per via esterna. Ha sottolineato l'assurdità logica di un'eventuale assunzione volontaria in prossimità di un match, definendo "folle" chiunque potrebbe compiere un simile gesto durante un ritiro precombattimento. La strategia legale si baserà interamente sulla dimostrazione di questa contaminazione, i cui dettagli, secondo Brown, saranno resi pubblici a breve.
le parole di parker: shock e incertezza
Lo stesso pugile ha espresso il proprio sconcerto in un'intervista a BoxingScene. Parker ha descritto uno stato di paranoia e dubbi retrospettivi, arrivando a mettere in discussione ogni gesto quotidiano compiuto durante la preparazione. Ha ribadito la propria estraneità, ricordando di non aver mai fallito un test antidoping in precedenza e di essersi sempre sottoposto volontariamente ai controlli. Il suo obiettivo dichiarato è quello di chiarire la propria posizione e tornare sul ring nel minor tempo possibile, mentre attende l'evolversi del procedimento.
conseguenze immediate e prospettive future
Le ripercussioni dell'episodio sono state immediate e severe. Parker si trovava in lizza per un'importante opportunità contro Oleksandr Usyk, con in palio la corona di campione indiscusso dei pesi massimi. Quel percorso è stato bruscamente interrotto, lasciando il pugile in una sorta di limbo regolamentare. Senza la possibilità di combattere, rischia di perdere non solo tempo prezioso, ma anche posizione in classifica, contratti redditizi e rilevanza nel panorama mondiale della categoria, notoriamente spietato e in costante movimento.
uno scenario ad alto rischio
La posta in gioco per Joseph Parker non potrebbe essere più alta. La differenza tra la tesi della contaminazione e quella di una positività tradizionale è abissale. Se la sua difesa non dovesse reggere, le conseguenze andranno ben oltre la squalifica sportiva, intaccando in modo permanente la sua reputazione e il suo patrimonio. Al contrario, se la tesi dell'accidentale contaminazione venisse provata e accettata dalle autorità, si aprirebbe la strada per un suo reintegro. Attualmente, la situazione rimane in stallo, in attesa degli sviluppi investigativi e dell'udienza disciplinare.

